giovedì 18 aprile 2013

Intervista a Cetta de Luca, self publishing o editoria tradizionale?


Ciao amici bloggers, oggi intervisto per voi con vero piacere Cetta de Luca che ci racconta i suoi lavori letterari e affrontiamo insieme il tema delicato dell'editoria odierna.


1) Ciao Cetta benvenuta nel mio blog. Ti ho notata su un articolo della rivista Myself e mi ha colpito la tua storia artistica. Tu parti con la pubblicazione del romanzo Colui che ritorna, edito dalla casa editrice Melody ma l'entusiasmo iniziale viene sfumato dalla mancata promozione che ogni autore si aspetta. Raccontaci qual è la tua considerazione sul mondo editoriale in base alla tua esperienza.
- Ciao Antonella e grazie per avermi invitata. Io ho una buona considerazione del mondo editoriale in genere, non si può fare di tutte le erbe un fascio. Il problema è che tutti gli scrittori hanno dell’editoria un’idea “romantica” (me compresa) per cui l’editore adotta uno scrittore e il suo progetto e punta tutto, come alla roulette. Non è così. Gli editori investono su un libro, e il meno possibile. Si tratta di un’operazione commerciale, ovviamente. Oggi è richiesto all’autore di collaborare (come minimo) alla promozione del “prodotto libro” perché con l’avvento dei social network la pubblicità classica (e costosissima) ha perso di significato. Nel mio caso il problema è stato la totale mancanza di promozione. Io non ho collaborato con loro, ho fatto tutto da sola, e questo non era nel contratto. La cosa positiva è che non si trattava di editoria a pagamento (non lo avrei mai fatto), ma in ogni caso di una casa editrice piccola e neonata, che aveva un bel progetto ma, probabilmente, mancava di esperienza. Per fortuna alcune clausole che avevo inserito nel contratto mi hanno consentito di rescinderlo senza penali (rivolgetevi sempre a un avvocato prima di firmare) e, da quel momento in poi, mi sono rivolta al self publishing.

2) Parlaci del tuo primo romanzo, Colui che ritorna.
- Come parlare del primo figlio… Colui che ritorna è “nato” in 21 notti e 21 giorni di gestazione. Di notte scrivevo e di giorno correggevo. Praticamente non ho mai dormito. L’ho scritto in trance. Prende spunto da un fatto realmente accadutomi, esattamente la sera prima che cominciassi a scriverlo. È una storia di “incastri temporali” come è stata definita splendidamente in una recensione. Si svolge oggi e nel tardo medioevo e i protagonisti percorrono le loro vite in parallelo, incontrandosi e separandosi, in un percorso che, in entrambi i casi, dura 37 anni. Li accomuna il pellegrinaggio della Via Francigena, come un cordone ombelicale fisico che lega i fatti, i luoghi, le distanze. È una doppia storia d’amore dove il tempo e lo spazio convergono verso un’unica soluzione. Lo hanno definito anche “romanzo di formazione”, e in realtà lo è, considerando che nel viaggio della vita che i protagonisti compiono c’è la crescita individuale e la ricerca della consapevolezza. E c’è la speranza, quella che ci fa dire ogni giorno che, chissà, tutto può sempre accadere.

3) Come mai prima ti firmavi Sed de Luca? Ha un significato?
- Sed è un nomignolo che mi hanno dato i miei figli da piccoli. La casa editrice lo trovava simpatico come pseudonimo e così lo abbiamo utilizzato. Per gli scritti successivi, la raccolta di poesie e di racconti, ho continuato ad utilizzarlo. Poi ho pensato che fosse giunta l’ora di uscire allo scoperto col mio vero nome.

4) Su Amazon troviamo Appunti, una raccolta di tue poesie con la traduzione in lingua inglese. Ne ho lette alcune e devo ammettere che sono profonde e la traduzione è eccellente. Descrivi il rapporto che hai con la poesia.
- La poesia mi appartiene da sempre. È la prima forma di espressione letteraria che ho sperimentato. Credo di aver scritto la mia prima poesia all’età di 6 anni, e da quel momento in poi non ho mai smesso. Le mie poesie sono generalmente brevi, quasi degli aforismi. In realtà in me vivono due anime: quella narrativa, che ha bisogno di spazio per esprimersi, per descrivere, per approfondire; e quella ermetica, che nella sintesi vede l’immediatezza del pensiero. Amo molto l’ermetismo come movimento letterario e credo che una poesia debba essere così, diretta, senza troppe parole che, alla fine, sono come parafrasi di ciò che si vuol dire. Una poesia è come l’ispirazione che la muove: un lampo di luce.
La raccolta Appunti è nata prima di tutto in lingua italiana. Sono poesie che ho scritto negli ultimi 15 anni e che ogni tanto rileggevo, domandandomi cosa farne. In realtà le poesie tra le quali ho scelto sono molte di più, ma quelle inserite nel libro sono l’estrema sintesi del mio modo di percepire la vita. Nella versione bilingue ho coinvolto un amico, poeta e linguista, per la traduzione. Se tradurre un libro è difficile, vi assicuro che tradurre poesie lo è ancora di più, e con l’amico Lino Milita abbiamo fatto un lavoro a quattro mani che mi soddisfa pienamente.

5) Cetteide è un racconto umoristico sul rapporto tra una figlia cinquantenne single e la madre settantenne vedova. Qual è stata l'ispirazione o l'aneddoto che ha dato il via alla narrazione?
- Io ho definito Cetteide un “divertissement”. In realtà è un diario. Cetteide è assolutamente tutto vero. Lo scorso anno ho trascorso le vacanze con mia madre e già dal viaggio di andata ho capito che sarebbe stata un’estate indimenticabile. Ho cominciato a raccontarla su Facebook e su Twitter. Sono praticamente rimasta in contatto con i miei amici via web e ho raccontato loro, man mano che si verificavano, gli avvenimenti legati alla mia avventura con mia madre. E loro si divertivano e facevano il tifo per la genitrice, ovviamente. Da lì è nata l’idea, a vacanze finite, di raccogliere i racconti in un libro, arricchendolo con quegli episodi che non avevo raccontato.

6) Nata in una casa di donne, sarà molto presto sul mio comodino perché la trama mi incuriosisce. Parlacene.
- Nata in una casa di donne è il mio secondo romanzo. Anche qui il viaggio della vita visto come crescita nella consapevolezza è l’argomento centrale. Ho una particolare predilezione per tutto ciò che riguarda il tempo che passa e i sommovimenti che questo semplice e naturale accadimento provoca in ciascuno di noi. In questo caso specifico racconto la storia di una famiglia “declinata al femminile”, una storia che abbraccia un arco temporale di 50 anni e collocata in un’Italia che dal dopoguerra a oggi, cambia drasticamente e, assieme a lei, tutti i protagonisti. Nella storia l’io narrante è una delle figlie, la più grande, che guarda con occhio non sempre obbiettivo a questa famiglia e scava nel rapporto non idilliaco col padre, unica figura maschile di rilievo. Ci sono quindi i rapporti tra padre e figlie, tra figlie e madre, tra sorelle, ci sono gli scontri, le incomprensioni, gli odi e gli amori. Ma anche qui alla fine c’è la speranza e, soprattutto il perdono. E nel momento del perdono è come se la Nemesi che sempre si ripete, uguale a se stessa, improvvisamente si interrompesse, come a voler dare un nuovo corso a una nuova storia, che è nel futuro e che quindi non si conosce. Questo romanzo è idealmente il secondo di una trilogia, tutta dedicata all’universo femminile, che è cominciata appunto con Colui che ritorna.

7) È il tuo secondo tentativo con una casa editrice, ti senti più spalleggiata o credi che le piccole e medie editorie siano bloccate da una minima diffusione che spesso relegano al loro sito internet senza distribuirlo come dovrebbe invece essere fatto?
- Nata in una casa di donne è il mio secondo tentativo con una casa editrice tradizionale, ma è stato fatto con maggior oculatezza e con più esperienza. L’Erudita è un progetto della Giulio Perrone Editore, quindi ha alle spalle una realtà consolidata dell’editoria indipendente che sta regalando al pubblico lettore autori interessanti (Giuseppe Aloe, ad esempio, finalista allo Strega nel 2012). Certo il problema della diffusione minima rimane. Dipende molto dai costi di distribuzione, per cui le piccole e medie realtà preferiscono distribuire poco e affidarsi di più a una sorta di “print on demand” per evitare resi pazzeschi che non portano nulla a nessuno. Un libro non può restare sugli scaffali a prendere polvere, e il turn over nelle librerie, considerando l’enorme numero di libri pubblicati, è velocissimo.

8) Potresti paragonare le due esperienze da autrice, da self publisher a pubblicata con casa editrice?
Per quanto riguarda le due esperienze devo dire che, in entrambi i casi, la mia partecipazione è preminente. Con il self publishing mi occupo di tutto, controllo tutto e decido immediatamente cosa pubblicare e quando. La promozione pesa tutta sulle mie spalle, e forse questo è il lato più negativo, perché, diciamolo, si trascorrono molte ore sul web. Con la pubblicazione con la casa editrice certo, ho ceduto qualcosa per quanto riguarda i diritti d’autore, ma almeno c’è collaborazione per quanto riguarda la promozione e un supporto professionale e qualificato per tutto ciò che riguarda l’editing e l’oggetto libro. E in più c’è la distribuzione nelle librerie, minima, ma c’è.
Credo che il selfpublishing sia un’esperienza incredibile per quanto riguarda gli e-book, frontiera che ancora gli editori tradizionali affrontano in modo approssimativo o non cogliendone appieno le potenzialità. Pensiamo agli alti costi che ha un e-book pubblicato da una casa editrice e al vincolo dei DRM. La problematica reale sta nella credibilità che lo scrittore ha nei confronti del lettore nel momento in cui si autopubblica. Ma le cose stanno cambiando e sempre più spesso accade che l’editoria tradizionale si affacci al self publishing “pescando” quegli autori che emergono e pubblicandoli tradizionalmente. In pratica l’autopubblicazione funge un po’ da scouting letterario, evidenziando i gusti del pubblico e le tendenze di mercato. Lo so, così si commercializza la cultura, ma la realtà è questa: si vende ciò che si vende.

9) Grazie Cetta di aver accolto la mia richiesta, saluta i nostri lettori come preferisci e in bocca al lupo per la tua carriera.
- Ti ringrazio per avermi accolta nel tuo blog e per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia esperienza. Ai lettori dico solo una cosa: grazie. Avete un grande compito e, da lettrice quale sono, lo riconosco. Dovete preservare la cultura nella memoria e nel tempo e trasmetterla a quelli che verranno. Non smettete mai di farlo, quindi. Noi scrittori cercheremo di rendere questo compito sempre più agevole e piacevole.

Biografia fornita dall'autrice.
Cetta De Luca (pubblica anche con lo pseudonimo Sed C. De Luca, nata a Cirò Marina, Crotone, 1960) è un’appassionata di viaggi, di storia medievale e rinascimentale e letteratura dell‘800 e del ‘900 italiano.
Il suo primo romanzo, Colui che ritorna (Edizioni Melody – Dicembre 2011) ha vinto il Premio Giuria Narrativa dell’edizione 2012 del Concorso Europeo Arti Letterarie Via Francigena e si è classificato tra i primi dieci per il Premio Letterario Sirmione Lugana, affiancando nomi come M.P.Ammirati, M.Gramellini, L. Ligabue.
Nata in una casa di donne è il suo secondo lavoro pubblicato nel febbraio 2013 da L’Erudita, progetto editoriale di Giulio Perrone Editore.
Ha pubblicato una raccolta di poesie in italiano e in inglese dal titolo Appunti (versione in inglese Appunti – Notes from the heart) e una raccolta di racconti umoristici dal titolo Cetteide, in vacanza con mia madre.

Dice di sé.
Mi chiamo Cetta De Luca e scrivo libri. Sono nata in un paese del sud Italia, a Cirò Marina, il paese che ha dato i natali a Aloisyus Lilius, astronomo geniale e visionario che ha creato il calendario gregoriano, e ho sempre trovato interessante questa “matrice” comune, il luogo di nascita, come se un particolare disegno astrale possa favorire la nascita di sognatori, e chi scrive, così come chi guarda le stelle, sognatore lo è.
Scrivo da sempre, poesie, brevi racconti, e sono appassionata di storia e di viaggi. Questo sicuramente traspare nelle mie opere ma da circa un anno è accaduto qualcosa di nuovo. Come racconta in uno suo celeberrimo libricino lo scrittore guatemalteco Eduardo Halfon sono stata colpita dall’angelo letterario, e la patologia di cui si comincia a soffrire da quel momento in poi attualmente (e per fortuna) non ha un rimedio.
Qualcuno ha pensato che per curarmi avessi bisogno di essere pubblicata, e così nel Dicembre del 2011 è uscito il mio primo romanzo, Colui che ritorna che mi ha dato e continua a darmi molte soddisfazioni. Ha vinto il Premio Giuria Narrativa del Concorso Europeo Arti Letterarie Via Francigena ed è tra i dieci finalisti del Premio Letterario Sirmione Lugana assieme a Gramellini, Ammirati, Ligabue e altri “scrittori”.
Poi ho scritto ancora, un romanzo e una particolare raccolta di racconti, e il romanzo è stato pubblicato da L’Erudita, un marchio Giulio Perrone Editore. Il romanzo si intitola Nata in una casa di donne e, a pensarci bene, la storia comincia tutta da lì, anche quella mia di scrittrice. Sono storie di donne che parlano alle donne, e agli uomini che decidono di incontrarle, di conoscerle con curiosità e rispetto. Sono storie intime e profonde, libere e sensuali, scaturite dalla necessità di ritrovare il bandolo segreto e misterioso che collega il femminile al mondo naturale, senza retorica né falso perbenismo.
Ho un ricordo non troppo lontano che è stato un sogno, quasi un presagio.
A Key West, davanti al mare che guarda Cuba, una signora un po’ agé stava seduta su una seggiola, il capo coperto da un cappello di paglia enorme, in mano un quaderno e una penna.
Scriveva un libro, sulla spiaggia di Hemingway. L’ho guardata a lungo e ho pensato: un giorno scriverò un libro, e poi un altro ancora, e poi verrò qui a scrivere, su questa spiaggia, davanti a questo mare. La realizzazione del sogno è vicina: è ora di comprare il biglietto aereo.

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